Nel decennale della morte di Mario Monicelli desidero ricordare la figura straordinaria di uno dei registi che hanno fatto grande il cinema italiano. Sulla sua vita e sulla sua personalità rimando a quanto scritto da Chiara Rapaccini nel suo libro La bambina buona e in un articolo per La nuova antologia.
Il 29 novembre 2010 Mario Monicelli se ne andava. Nella sua lunga carriera ha saputo raccontare l’Italia meglio di tutti, con un’ironia amara e a volte feroce. L’ha fatto per oltre settant’anni, con quasi cinquanta pellicole, ma con un film in particolare è riuscito a inventare un genere a conquistarne il cuore del suo pubblico
“Nessuno si aspettava una pandemia poco dopo la nostra laurea”, confessa la ventiseienne Lara De Blasi, medico Uscar. Le Unità speciali di continuità assistenziale della Regione Lazio sono la prima linea nella lotta al Covid-19. Al momento ci lavorano circa 800 sanitari. Trecento sono medici e per lo più molto giovani.
Comincia a prendere forma la struttura manageriale (e politica) che si occuperà di realizzare i progetti previsti dal Recovery plan italiano dopo che arriverà il via libera alle risorse da parte dell’Ue. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, riunito a Palazzo Chigi con i capi-delegazione di maggioranza, è al lavoro per definire i contorni dell’operazione
“Forse abbiamo fatto il più grande errore della storia, noi è da dieci anni che non mettiamo tasse”. A pronunciare questa frase, in coincidenza con il dibattito sull’assestamento di bilancio della Regione del Veneto, è stato il governatore Luca Zaia, che si è sempre appuntato sul petto la medaglia di unico amministratore.